L’uomo a una dimensione
« Una confortevole, levigata, ragionevole, democratica non-libertà prevale nella civiltà industriale avanzata, segno del progresso tecnico »
Così Herbert Marcuse inizia la sua opera forse più importante, L’uomo a una dimensione. È questo un Marcuse più pessimista rispetto ad Eros e Civiltà, più disponibile ad arrendersi ad un ordine sociale che appare totalitario, che permea di sé ogni aspetto della vita dell’individuo e, soprattutto, che ha inglobato anche forze tradizionalmente “anti-sistema” come la classe operaia. In questo modello la vita dell’individuo si riduce al bisogno atavico di produrre e consumare, senza possibilità di resistenza. Marcuse denuncia il carattere fondamentale repressivo dalla società industriale avanzata, appiattisce in realtà, l’uomo alla dimensione di consumatore, euforico e ottuso, la cui libertà è solo la possibilità di scegliere tra molti prodotti diversi.
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L’uomo ad una dimensione. Olio su tavola (1966)
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