Esiste una rara pubblicazione, ovvero la raccolta degli atti del convegno del febbraio 1995 “Il Parco delle Cave. Parco di Milano”, che documenta il comprensorio in quella data.
Il Parco delle Cave esisteva, sulla carta, dal 1975, quando associazioni come “U.P. Aurora” e “Il Bersagliere” avevano ripulito le cave di sabbia in abbandono (e in alcuni casi ridotte a discariche), per trasformarle in laghetti adatti all’attività della pesca sportiva.
Il Comune di Milano aveva incaricato gli architetti Lodola e Reggio di elaborare il progetto del nuovo Parco: tra piano particolareggiato, progetto esecutivo e successivi appalti, i lavori erano partiti solo nel 1993 con i primi due lotti nell’area Caldera. A quel punto i cittadini ebbero l’amara sorpresa di constatare che i molti soldi (ben 4 miliardi di lire) erano stati spesi per costruire piste d’asfalto (occupate abusivamente da accampamenti di nomadi) e canali in cemento armato, rovinando così un antico paesaggio rurale. I comitati di zona riuscirono a fermare in tempo il costoso progetto, espressione del vecchio concetto di giardino pubblico, povero e uniforme, moltiplicato su una grande area. In altre regioni d’Europa, soprattutto nell’area mitteleuropea, prevaleva invece la visione che il verde pubblico fosse ideato in armonia tra le aree di natura e quelle destinate ai vari usi ludico-sportivi, agli orti urbani e ai campi agricoli, in cui la presenza stessa delle aziende agricole fosse valorizzata.
La svolta venne proprio con la convenzione stipulata nel 1997 dalla Giunta Formentini al CFU-Italia Nostra. L’assessore Luigi Santambrogio, con un grande lavoro di coinvolgimento del Consiglio di Zona 18 e dell’apparato comunale, si convinse della validità della proposta di questa Associazione, che progettava e articolava il verde senza cementificare, sull’esempio del contiguo Boscoincittà.
Subito dopo la firma della convenzione, al degrado ambientale, si aggiunse anche l’incubo dello spaccio di droga. Fu proprio allora che il CFU-Italia Nostra coordinò una straordinaria convergenza di autorità istituzionali, associazioni locali e cittadini stessi, al fine di bonificare e progettare il più bel parco urbano milanese: un polmone verde inserito nel tessuto urbano.
Una modalità di lavoro con la cittadinanza e una progettualità che ottennero il riconoscimento di “Tesoro del Mondo”, conferito dalla “Federazione Mondiale Associazioni Club UNESCO” durante il suo 6° Congresso tenutosi a Cipro nel 2003.
Con le giunte Albertini, sotto la guida dell’assessore Riccardo De Corato, continuarono gli investimenti nella progettualità e gli espropri per l’acquisizione pubblica dell’area.
Purtroppo l’unità di intenti delle associazioni locali, riunite nel Comitato di Salvaguardia del Parco delle Cave (che ebbe il culmine in occasione della memorabile festa di inaugurazione del 2 giugno 2002) cominciò a essere insidiata da divisioni e contrapposizioni, che avrebbero portato al frazionamento delle competenze ad alcune associazioni stanziali.
Nel 2007, la nuova giunta Moratti e l’assessore Maurizio Cadeo decisero il ridimensionamento del ruolo del CFU-Italia Nostra, limitato in pratica all’ordinaria manutenzione del Parco, in base a un contratto di collaborazione (e non più di concessione) con il Comune di Milano.
Una situazione che, in parallelo, vedeva sorgere un colosso di cemento, il PII Parco delle Cave, incuneato tra le aree più preziose del Parco, con il colpevole silenzio di chi aveva il dovere morale di salvaguardarne il paesaggio, i percorsi storici e gli habitat.
Massimo de Rigo
Comitato Salvaguardia Ambiente Zona 7