L’antico ambito territoriale di Infernum/ Linterno
a cura di Massimo de Rigo CSA Petrarca Onlus
Fonte: ‘Nelle cascine l’essenza profonda e il significato del Parco delle Cave’ (Massimo de Rigo, febbraio 1996)
La caratteristica geografica del territorio di Infernum/ Linterno è quella di far parte dell’area delle risorgive, di quell’area in cui il terreno ghiaioso e permeabile della pianura alta si incontra con quello argilloso della bassa, per cui l’acqua corrente nel terreno tende a risalire creando delle “polle” paludose.
Quasi mille anni fa, la bonifica di questo territorio acquitrinoso e lo sfruttamento di quest’acqua sorgiva costituivano un problema enorme, risolto in modo geniale con la tecnologia del fontanile e della marcita invernale, che utilizza l’acqua tiepida sorgente dal suolo e la canalizza dove occorre.
Le pergamene dell’archivio della Canonica di S. Ambrogio, raccolte e catalogate dalla compianta Anna Maria Ambrosioni, consentono di valutare la situazione generale del periodo 1152-1178 con le terre vendute per il permanente conflitto con il Barbarossa nel contado milanese. Dei fontanili, che Bonvesin chiama “rivoli fontum”, abbiamo documenti su pergamena, ed è probabile che già a quell’epoca le loro sponde venissero bloccate con i boschi lineari che tutt’ora caratterizzano la zona.
La canalizzazione delle acque ha inoltre portato a sfruttare le linee di pendenza del suolo che ad occidente di Milano corrono da nord ovest a sud est. La tecnologia del fontanile influenzò in maniera determinante il paesaggio e la tecnica dell’agricoltura, poiché la capillare rete idrica costituitasi permise di praticare, oltre alla coltivazione della vite e dei cereali, spesso abbinati (campos et vinea), anche quella del prato.
L’acqua ha quindi sempre caratterizzato il paesaggio attorno a Infernum/Linterno: ne troviamo una descrizione visiva nella “Carta Venditionis” del 20 agosto 1163.
Si ha l’immagine di un territorio già bonificato e in cui le acque sono state canalizzate (aquarumque ductus).
La parola “cascina” deriva dalla voce lombarda “cassina” dal latino volgare “capsia”. L’economia prevedeva cascine gestite direttamente dalla grande proprietà: monasteri e feudatari.
Lavori di cui in zona erano esperti i monaci Cistercensi ordinis Clàrevallensium (di Chiaravalle), i loro affini fratres de Templo (Templari) e relativi oblati, mentre gli Umiliati si collocavano prevalentemente nella parte a sud est del contado milanese.
Nelle pergamene si evidenzia una campagna con borghi, cascine (sedimina) e grangie (fattorie appartenenti a enti o ordini religiosi) nome che deriva dall’antico termine di origine francese, “granche” (granaio).
Fra i campi coltivati a cereali e i prati stabili si estendono grandi superfici boschive. All’epoca la foresta offriva agli abitanti della zona notevoli risorse, di cui la più importante era l’allevamento brado dei suini (suis) riconducibile alle origini celtiche del territorio.
http://www.ildonodivedere.com/wp-content/uploads/2011/02/Le-cascine-del-parco.pdf