Arte sacra

La Vera Croce, ritrovata da Flavia Giulia Elena. Acquatinta a sei colori (2019)

La Vera Croce, ritrovata da Flavia Giulia Elena. Acquatinta a sei colori (2019)

La Vera Croce, ritrovata da Flavia Giulia Elena. Acquatinta a sei colori (2019)

L’acquatinta è un tipo di acquaforte capace di grandi effetti tonali, che richiamano il disegno ad acquerello, da cui ne deriva il nome. I toni trasparenti sono ottenuti usando una base porosa su cui l’acido può penetrare. Una matrice di rame o di zinco è dapprima ricoperta da granellini di bitume, sale, zolfo in polvere per garantire una copertura uniforme. Questi granellini sono fatti aderire al metallo riscaldandoli, in modo che il mordente intacchi la matrice intorno a ciascun granellino creando tanti piccoli punti. La matrice, una volta coperta d’inchiostro, produrrà una stampa uniforme dall’effetto sgranato.

La Vera Croce, ritrovata nel 328 da Flavia Giulia Elena.
La leggenda racconta che la Vera Croce di Cristo venne ritrovata nel 328 a Gerusalemme da Flavia Giulia Elena Augusta, madre dell’imperatore romano Costantino Magno. Elena fece distruggere i templi pagani eretti sul Golgota e in un pozzo rinvenne la Vera Croce di Cristo.
Secondo la tradizione cristiana, la Vera Croce sarebbe stata in parte conservata a Gerusalemme, in parte a Costantinopoli e in parte a Roma. La reliquia di Gerusalemme vi rimase fino al 1187, quando se ne persero le tracce dopo la conquista della Città Santa da parte del Saladino. In diversi luoghi esistono frammenti che si vorrebbe provengano dalla Vera Croce. Secondo la tradizione, già poco dopo il ritrovamento, diversi frammenti vennero staccati dalle principali reliquie della Vera Croce e, dopo essere stati ulteriormente suddivisi, furono largamente distribuiti. Quattro schegge della Croce – di dieci frammenti con prove documentate degli imperatori bizantini – provenienti da chiese europee: Santa Croce in Gerusalemme a Roma, Notre Dame de Paris, il Duomo di Pisa e Santa Maria del Fiore – sono stati analizzati al microscopio, concludendo con: “I pezzi vengono tutti da legno di olivo”.
Flavia Giulia Elena (latino: Flavia Iulia Helena; Drepanum, 248 circa – Treviri, 329) è stata Augusta dell’Impero romano, concubina (o forse moglie) dell’imperatore Costanzo Cloro e madre dell’imperatore Costantino I. I cristiani la venerano come sant’Elena Imperatrice.
I dati biografici di questo personaggio sono piuttosto scarsi. Sembra sia nata a Drepanum in Bitinia nel golfo di Nicomedia (attuale Turchia); suo figlio Costantino rinominò infatti la città in “Helenopolis” (“città di Elena”) in suo onore, cosa che ha condotto successive interpretazioni ad indicare Drepanum come luogo di nascita di Elena.
Il vescovo e storico Eusebio di Cesarea, autore della Vita di Costantino, afferma che Elena aveva circa 80 anni dopo il suo ritorno dalla Palestina, riferendosi ad un viaggio avvenuto nel 326/328; Elena nacque dunque nel 248 o nel 250. Le fonti del IV secolo, che seguono il Breviarium ab Urbe condita di Eutropio, affermano che era di bassa condizione sociale. Aurelio Ambrogio è il primo a chiamarla “stabularia”, un termine traducibile come figlia di un oste pagano, o come “albergatore” (che tiene osteria e annessa stalla). Nell’uso di Ambrogio si tratta di una virtù, in quanto il vescovo di Milano la definisce una “bona stabularia”, “buona locandiera”. Altre fonti, specie quelle scritte dopo l’elevazione al trono imperiale di Costantino, ignorano la sua condizione sociale. Non è noto quando Elena incontrò il suo futuro compagno, Costanzo Cloro. Lo storico Timothy Barnes ha suggerito che l’incontro ebbe luogo quando Costanzo, all’epoca al servizio dell’imperatore Aureliano, era stazionato in Asia minore per la campagna contro il Regno di Palmira; Barnes pone l’attenzione su di un epitaffio ritrovato a Nicomedia e riguardante uno dei protectores dell’imperatore, un possibile indizio della presenza di Aureliano in Bitinia poco dopo il 270.
Nell’iconografia è raffigurata con lunghi capelli intrecciati, vestita con abiti sontuosi e appoggiata alla croce.

In Russia, si seminava il lino nel giorno della sua memoria, perché esso crescesse lungo e forte come i suoi capelli.

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