Presentazione del libro di Philippe Daverio “Guardar lontano, Veder vicino”
GUARDAR LONTANO, VEDER VICINO
Philippe Daverio ci insegna a scoprire e amare l’arte.
Il pomeriggio del 20 marzo presso la sala conferenze del Touring Club Italiano di Corso Italia, organizzata dal CSA Petrarca e dal TCI, si è tenuta la presentazione dell’ultimo libro scritto da Philippe Daverio dal titolo: “Guardar lontano, veder vicino” edito da Rizzoli.
Sala gremita, molte le persone in piedi, tutte molto attente sino alla conclusione dell’incontro che è durato oltre due ore. Assieme all’autore, erano presenti anche Carlo Bertelli, storico dell’arte e docente universitario e mons. Franco Buzzi, Prefetto della Biblioteca Ambrosiana e Presidente dell’Accademia Ambrosiana; fungeva da moderatore il giornalista del Corriere della Sera, Pierluigi Panza docente universitario ed autore di libri sull’arte.
L’incontro si apre con un breve intervento di Massimo de Rigo, presidente del CSA Petrarca, che ha ricordato l’importanza della preservazione e corretto utilizzo di Villa Linterno, unica residenza petrarchesca milanese giunta a noi e attualmente a rischio, nonostante la convergenza di favorevoli opportunità: è monumento vincolato con DM 9.3.99 quale dimora di Francesco Petrarca; dal 2010 ha un fondo di 1,5 milioni euro finalizzato al suo restauro e infine Expo 2015 le darebbe la possibilità di coinvolgere un grande pubblico internazionale che vive la figura del grande Poeta e umanista come un faro della cultura occidentale. L’emergenza è questa: il monumento nazionale è a rischio, a causa del “cosiddetto” restauro, presentato nelle linee generali il 17 luglio 2013 in Consiglio di Zona 7, quindi deliberato in Giunta comunale l’8 novembre scorso come progetto definitivo dal Politecnico di Milano, senza tener conto dell’appello del CSA Petrarca alla tutela dei preziosi lacerti affrescati e con interventi pesanti, non condivisi, che potrebbero stravolgere l’essenza del prezioso nucleo medioevale.
Il moderatore Pierluigi Panza illustra le caratteristiche del libro di Philippe Daverio, oggetto della presentazione, mettendo in rilievo come si possa fare cultura con leggerezza e senza che venga meno il valore dei contenuti. Carlo Bertelli ribadisce il medesimo concetto riconoscendo a Daverio la sua grande capacità di stimolare la curiosità e le sue benemerenze per aver sdoganato l’arte in televisione.
Mons. Buzzi ricorda il lungo sodalizio fra Daverio e l’Ambrosiana, gloria della cultura milanese, evidenziando come l’autore del libro sia particolarmente abile nel mettere in rilievo i particolari, affascinando gli interlocutori con storie poco conosciute.
Finalmente si arriva a Philippe Daverio che, con la consueta eloquenza, ci illustra i contenuti del libro, non dimenticando di raccontarci aneddoti della sua vita di studente all’università Bocconi. Tra il pubblico era presente anche una sua docente: Luisa Cogliati storica dell’arte, che si è simpaticamente prestata ad un siparietto con il suo ex allievo.
È impossibile riportare tutti i concetti esposti a ripetizione da Daverio. Personalmente sono rimasto colpito dal suo insistere sull’attenzione nei dettagli; alle storie apparentemente secondarie e soprattutto sulla necessità di salvaguardare la nostra identità, in tutta la sua complessità, originalità e varietà.
Dopo la prima parte, riservata specificatamente alla presentazione del libro dal titolo estremamente evocative “Guardar lontano, veder vicino”, si è passati ad argomenti riguardanti l’attualità artistica a Milano, stimolati da Panza che ha invitato i relatori ad esprimersi sul comportamento delle istituzioni milanesi nei confronti della cultura e dell’arte in particolare, citando come esempio emblematico la poca chiarezza con la quale viene gestita la situazione della Villa Linterno.
Carlo Bertelli con parole accorate, forte della sua lunga esperienza, sostiene che a Milano manca lo Stato e questo crea seri problemi circa la possibilità di sviluppo culturale, che viene lasciato esclusivamente alla buona volontà delle istituzioni locali, le quali non sempre sono in grado di far fronte alla situazione.
Mons. Buzzi porta come esempio di promozione culturale l’attività svolta dall’Ambrosiana in questi anni, in particolare sottolinea come su 100 prenotazioni di biglietti, ben 92 siano fatte da stranieri, e questo mette in rilievo lo scarso attaccamento dei milanesi verso le istituzioni culturali della città.
Daverio racconta la sua avventura di assessore comunale alla cultura, sostenendo con forza la necessità che tutte le parti in campo si parlino attivamente, senza l’esclusione di nessuno, in quanto tutti sono portatori di idee e proposte da valorizzare: il vizio della politica di chiudersi verso chi ha pareri discordanti con l’amministrazione comunale ha affetti deleteri e va condannato come anticulturale e non democratico. Per il CSA Petrarca l’esempio della Linterno parla da solo, dove si evita deliberatamente di prendere in considerazione le proposte progettuali di un’associazione locale che ha ampiamente dimostrato, come nel caso di questa presentazione, di saper fare cultura con la “C” maiuscola, portando idee e qualità.
Gianmario Maggi, per conto del Touring Club, ha sostenuto come ai turisti interessi la chiarezza e l’unità di intenti e come le fratture culturali siano stupidamente inutile; ricorda come un museo interattivo petrarchesco alla Linterno potrebbe essere un forte richiamo turistico per Milano in generale, e per quella parte periferica della città in particolare.
Pregevoli gli interventi di Massimo Mainardi e Luigi Santambrogio che evidenziano il malessere della comunità culturale di fronte alla negazione dell’identità petrarchesca di Villa Linterno e ad un conseguente progetto legato alla memoria del Poeta.
Daverio, con la consueta esplosività e funambolismo, ricorda che se ci fosse stato Napoleone non avrebbe esitato ad abbattere con il tritolo i casermoni sorti nei pressi della dimora di Petrarca; sostiene che tutte le amministrazioni succedutesi negli anni sino ad oggi, non abbiano mai avuto il coraggio di promuovere un percorso di risanamento urbanistico indispensabile per far tornare Milano una città con un’anima storica ben identificabile. Dedicare Expo 2015 ai problemi dell’agricoltura e dell’alimentazione in generale e poi distruggere l’ambiente agricolo milanese, sopprimendo antiche cascine, è un controsenso che grida vendetta. Conclude il suo intervento ribadendo come manchi il dibattito fra il Comune e la base culturale della città: quella che lavora e produce buone cose a costo zero e che l’amministrazione comunale continua a snobbare per ottusità politica. Milano ha purtroppo sempre avuto il torto di cancellare con grande facilità la sua storia, per far posto a discutibili realizzazioni.
Sono state due ore dense, di vera cultura, uno di quegli incontri dove alla fine ci si sente sazi e rigenerati, riacquistando fiducia nella promozione culturale, perché sino a quando ci saranno istituzioni storiche come il TCI, associazioni di volontari come il CSA Petrarca e grandi personaggi che amano Milano come Philippe Daverio, Carlo Bertelli, mons. Franco Buzzi e Pierluigi Panza, qualche speranza che la cultura conservi un certo valore continuerà ad esserci. Grazie perciò a tutti, ai relatori e ai tanti intervenuti all’incontro che al termine si sono messi pazientemente in fila per avere un autografo dell’autore sulla copia del volume acquistato.
In chiusura, è doveroso ricordare come il CSA Petrarca, due giorni prima (precisamente il 18 marzo) abbia tenuto una conferenza in periferia presso il centro culturale Carlo Poma, in commemorazione del settecentesimo anniversario del rogo dell’ultimo gran maestro dei Templari Jacques de Molay. I relatori erano Massimo de Rigo che ha illustrato la nascita e le imprese dei monaci cavalieri del Tempio in due secoli gloriosi al servizio della Cristianità e Roberto Gariboldi che si concentrato sulla figura dell’ultimo gran maestro e sulle vicende del processo che ha chiuso tragicamente l’epopea dei Templari.
Va precisato che il CSA Petrarca è stata l’unica associazione a ricordare questa ricorrenza a Milano: segno di attenzione e vivacità culturale, da altri trascurata.
Genova che, come Milano, ha nel suo stemma comunale l’emblema dei crociati, la croce rossa in campo bianco, al contrario ricorda l’evento con una mostra.
Il Comune di Genova non rinnega il suo passato e si dimostra sicuramente più saggio e lungimirante anche perchè, come è emerso nelle parole di mons. Buzzi, agli stranieri il turismo culturale è molto gradito.
Guardar lontano, veder vicino: appunto.
Roberto Gariboldi CSA Petrarca ( csapetrarca@hotmail.com )